Il miracolo di Christo, arte e spettacolo, un esempio valido per tutti ?
Che arte e spettacolo costituiscano un importantissimo veicolo di promozione dell’economia e del turismo non lo si scopre certo ora.
Ma che questo connubio possa interessare un comparto da sempre legato alla conservazione di un qualcosa che viene dal passato (natura, opere d’arte etc) è una cosa affatto scontata.
Come sempre la risposta ci viene da figure che spesso sono definite visionarie e che in effetti il dono di guardare oltre lo possiedono davvero, anticipando con il loro operato tendenze e comportamenti.
Chi ha avuto modo di seguire le vicende relative all’ennesima opera d’arte del maestro bulgaro Christo Yavachev nell’estate del 2016 sul lago d’Iseo potrà rendersi conto perfettamente di questo fatto. Il maestro della Land Art attivo dai primi anni sessanta (dapprima con la compagna Jenne-Claude e dal 2009 da solo) ha dimostrato, una volta di più, come un operazione artistica , perdipiù dal carattere temporaneo, possa costituire un volano incredibile per l’economia di un luogo.
The Floating Piers, il sistema di passarelle che hanno unito il paese di Sulzano alle isole di Monte Isola e San Paolo, grazie alla sua risonanza mondiale ha portato un flusso di oltre un milione e mezzo di visitatori nel periodo dal 18 giugno al 3 luglio.
Le proporzioni dell’indotto sono facilmente immaginabili e vanno a confutare le tesi di chi spesso misura col bilancino e costi e i benefici delle manifestazioni e degli eventi.
Ma oltre all’aspetto economico, che già da solo costituisce un ottimo motivo, le polemiche (rare per la verità) si sono concentrate soprattutto sull’aspetto ideologico da parte di chi si ritiene duro e puro e al di sopra delle parti così da poter dare patenti e dispensare giudizi di ammissibilità (Philippe D’Averio), o chi come Sgarbi il bicchiere non lo vede nè mezzo pieno né mezzo vuoto ed esorta a cogliere l’occasione per approfondire la conoscenza dei luoghi.
Ma al di là del giudizio sull’arte contemporanea e sulla Land Art nello specifico, la domanda è questa ? Sarebbe auspicabile, sempre nel rispetto dell’integrità dell’ambiente, che i nostri bacini, specie quelli del centro sud (dove i comuni rivieraschi quasi mai hanno approfittato di questa risorsa) ospitassero più eventi artistici, sportivi e via dicendo ? E fino in che misura ?