Laghi Scomparsi
Una panoramica sui laghi del Lazio non sarebbe completa se non si desse comunque un'occhiata anche a quelli che, nel corso dei secoli, per una serie di motivi, sono scomparsi, ma che hanno comunque legato il loro nome alla geografia ed alla storia della nostra regione essendo spesso stati muti testimoni di importanti eventi.
C'è da dire che la causa della sparizione di questi laghi è stata nella maggior parte dei casi opera dell'uomo sempre alla ricerca di terreni coltivabili da strappare alle vaste zone paludose presenti nella regione.
E' stata questa un attività iniziata al tempo dei romani, col prosciugamento del lago Velino e che è continuata nei secoli grazie all'azione di vari Pontefici, di nobili famiglie grandi proprietarie terriere per proseguire idealmente con le grandi bonifiche degli anni venti e trenta per finire con qualche isolato esempio nel dopoguerra.
Il primo e più famoso intervento su vasta scala storicamente accertato è appunto quello già citato relativo al prosciugamento del lago Velino, che occupava la piana di Rieti, compiuto dai romani e proseguito con opere di ripristino da vari Papi nei secoli successivi, che portò alla creazione della Cascata delle Marmore.
Proseguendo poi con nomi illustri come il lago Regillo, la cui identificazione è incerta tra la valle di Castiglione (l'antico lago Gabino prosciugato nel XIX secolo) e quella di Pantano Borghese (prosciugata nel XVII) entrambi bacini appartenenti al complesso del vulcano Laziale, svuotati tramite canali che convogliano le acque nel fosso dell'Osa, si può idealmente proseguire con gli interventi sull'altro complesso vulcanico, quello Sabatino (quello comprendente Bracciano e Martignano per intenderci).
I bacini lacustri di questo apparato vulcanico erano infatti all'origine ben 5 mentre ora sono solo 3, Bracciano, Martignano e più a nord ovest Monterosi.
Il lago di Stracciacappe, gemello di Martignano di cui si parlerà poi più diffusamente, fu prosciugato nel 1834 mentre quello di Baccano, che occupava una cavità circolare a fondo piatto su cui passava la via Cassia e notissimo per la malaria seguì lo stesso destino 4 anni dopo (1838) per mano dei Chigi che fecero scavare un canale, il fosso Maestro, per convogliare le acque nel torrente Mola.
Nel complesso vulcanico Laziale, anche se estraneo alla cerchia principale, è da ricordare la cavità già lacustre corrispondente alla valle di Ariccia.
Di forma ovale e col fondo piatto il lago occupava un cratere di esplosione, visto il rilievo poco accentuato e doveva essere già prosciugato nell'antichità (esclusa qualche area) visto che nessuna fonte ufficiale ha mai accennato a un terzo lago accanto a Nemi e Albano.
Si arriva poi all'epoca dell'annessione di Roma al Regno d'Italia e il problema delle bonifiche viene affrontato in maniera organica e non più frammentaria.
La legge Baccarini del 1882 ebbe come risultato di promuovere la formazione di Consorzi di Bonifica che in un certo senso proseguirono l'opera iniziata 2000 anni prima, con gli interventi a Isola Sacra e a Maccarese aree invase da stagni e da acquitrini, grandi focolai della malaria, un tempo vera e propria piaga nella nostra regione.
Della grande bonifica della Palude Pontina c'è poco da dire che già non si conosca, se non il fatto che coprendo un territorio vastissimo (grossomodo dal mare alle falde dei Lepini) ha completamente cambiato la geografia del sud del Lazio, dando vita a nuove città, sorte dal nulla e interamente pianificate al tavolino (Latina già Littoria, Sabaudia, Pontinia potrebbero infatti essere definite le più giovani città d'Italia) ed ad una serie di agglomerati (borghi) dai nomi che denunciano la loro origine settentrionale dovuti alla presenza di un'altissima percentuale di braccianti del nord Italia, soprattutto veneti, impiegati al tempo della bonifica e ormai stanziati nella zona.
Per concludere potremmo anche citare i laghi dal regime temporaneo come il Vadimone e il lago di Leprignano (o Puzzo) che hanno la prerogativa di scomparire per lunghissimi periodi e riaffiorare solo dopo molto tempo, anche se per quest'ultimo si può concedere il beneficio del dubbio vista la sua recentissima scomparsa.