Il lago Regillo (Lacus Gabinus)
E’ senz’altro il più famoso tra gli antichi laghi del Lazio scomparsi, testimone di importanti eventi storici dell’antichità romana.
Gli storici sono indecisi se far corrispondere Regillo con il lago di Castiglione o con l’area corrispondente al vicino Pantano Borghese anch’esso prosciugato.
Certo è che era situato tra la via Prenestina e la via Casilina nel territorio dell’attuale Montecompatri e assunse molti altri nomi, fu chiamato lago di Burrano, di Castiglione, di Santa Prassede, di Pantano o Lacus Gabinus, prendendo il nome dall’antica città di Gaby che sorgeva sulle sue rive. Fu prosciugato nel XVII secolo tramite un canale che scarica nel fosso dell’Osa e il cratere che occupava è tutt’ora riconoscibilissimo.
Gaby, città di probabile origine etrusca, il cui destino è stato sempre così legato a quello del lago, era in una posizione strategica fin dall’inizio della sua storia; saldatura tra le due Etrurie, quella meridionale e quella campana fu sempre centro focale di moltissimi eventi.
Ed il lago entrò nella storia, nel 499 a.C. (o nel 496) quando sulle rive si combatté la battaglia decisiva tra i Romani e i Latini, guidati da Tarquinio il Superbo ansioso di rientrare a Roma, ma che invece qui trovò solo la morte.
I Romani a dire il vero un po’ di aiuto divino però lo ebbero, visto che, secondo la leggenda, durante i combattimenti apparvero i Dioscuri, divinità protettrici che apparivano sempre in frangenti come battaglie o tempeste, per incitarli alla vittoria sui Tarquini.
Non contenti Castore e Polluce apparvero contemporaneamente anche a Roma, presso la fonte di Giuturna per dare l’annuncio della vittoria, a conferma di come il destino di Roma fosse caro agli dèi fino dagli arbori della sua storia.
Il lago seguì sempre il destino di Gaby, che via via andò perdendo importanza conoscendo alti e bassi e meritandosi anche l’appellativo di “squallido borgo” nientemeno che da Orazio.
Sulle rive del lago sostò Annibale nella sua marcia di avvicinamento a Roma, vi stanziò con una sua guarnigione Silla, durante le guerre civili e purtroppo vi passarono anche i Goti e Longobardi che devastarono la città di Gaby fino a renderla da sede vescovile a borgo disabitato già nell’VIII secolo. Il lago ed il territorio circostante passarono poi di proprietà dalla basilica di S. Giovanni a Porta Latina alla basilica di S. Prassede, tanto che via via intorno al 1186 il borgo che sorgeva dove una volta era l’acropoli della città tornò a popolarsi, finché nel 1300 circa fu eretta a difesa la torre di Castiglione che tuttora domina il paesaggio gabino.
Paesaggio in cui oggi della antica magnificenza restano solo dei ruderi di un tufo grigio, come il suolo su cui poggiano, ravvivati da un’affiorare un po’ ovunque di frammenti di marmo che una volta erano le costruzioni dell’acropoli: il Tempio di Giunone, la chiesa di S. Primitivo, il Tempio di Apollo, collegati alla Prenestina da un antico e suggestivo tracciato.
E mentre il borgo passava di mano in mano (Gaddi, Odescalchi, Azzolini) il lago intorno alla metà del XVI secolo fu ceduto ai Colonna e poi ai Borghese, che nel 1614 provvedettero a prosciugarlo. E così il lago che occupava un cratere vulcanico di circa 1 miglio di circonferenza e che tanta parte aveva avuto nella storia di Roma scompariva, ancora una volta per mano dell’uomo.