Lago di Vadimone (Lacus Vadimonis)
E’ un lago dalle origini nobili che si perdono nella storia antica di Roma e che si è ammantato spesso nel passato di leggenda e di mistero, a tal punto di meritarsi dagli abitanti della zona il nome di Valdemonio. Il lago, conosciuto anche come Lago di Bassano, si trovava nella piana del Tevere, nella valle di Bassano d’Orte appunto.
A dire la verità il lago non è scomparso del tutto ma è ridotto quasi ad un pantano che nulla ricorda dei suoi passati splendori, quando anche Plinio descriveva il Vadimonis lacus per il fenomeno delle isole mobili, così tipiche nei laghi laziali (per es. al lago Fibreno).
Nel lontano 283 c.C. le sue rive videro la vittoria dei Romani sui Galli Boi, alleati degli Etruschi. Aveva anche un piccolo emissario che si collegava col Tevere.
Non era un grande lago quello che occupava il piccolo cratere vulcanico di circa 1 Km di circonferenza, ma fu sempre famoso per il suo carattere un po’ particolare.
L’enciclopedia pontificia, lo descriveva come “un piccol lago” dalle acque “… generalmente tranquille e limpide nell’inverno, ma nell’estate commovonsi di quando in quando, e formano gonfi cavalloni di fluido che si alzano con fracasso, sollevandosi al di sopra di essi un denso fumo: allora l’acqua è colorata, torbida e fangosa; e nel ritirarsi lascia sulle rive una specie di cenere”.
Ce n’è abbastanza per alimentare le leggende relative alle grandi variazioni che il suo livello subiva, fino a scomparire, tanto che “… esso per lunga pezza si nascondesse e si cercasse indarno”. Famosa e suggestiva è la descrizione che lo stesso dizionario da’ della sua apparizione notturna avvenuta all’incirca nei primi decenni dell’800, presso gli abitanti di Bassano.
Infatti avvenne che nelle prime ore della notte, senza preavviso, tutti gli abitanti della cittadina udissero nel buio “… un’infernale muggito di terra, o vogli strepito di mille tuoni raccolti in una sola voce”. La caligine sollevata rendeva ancora più scura la notte, tanto che era difficile, per le strade distinguere una casa dall’altra.
Agli abitanti terrorizzati che affacciavano dalla collina o erravano nei vicoli non appariva nulla, che potesse causare questo interminabile e continuo mugolio seguito poi da un fiotto d’acqua e da rumore “… come di acque cadenti con iscroscio, anziché per isbattimento di ritorte onde …”.
Dato che questo non pareva venire dal fiume, né dal cielo a segnalare un’imminente tempesta, gli abitanti di Bassano non trovarono di meglio che rifugiarsi in chiesa e attendere, tra pianti e preghiere l’arrivo dell’alba.
Questa attesa fu lunga visto che la caligine copriva anche la luce del crepuscolo, ma quando finalmente fu possibile vedere “… si trovò che il Valdemonio rinasceva”.
Si notò che nella terra si era spalancata una voragine dalla quale si alzava un’immensa colonna d’acqua per più di 100 piedi di altezza e ci vollero parecchi giorni prima che questo “acquoso vulcano” di melma nera e grigiastra si placasse.
“Così la fama popolare racconta di quei luoghi”.